viernes, 21 de noviembre de 2008

"La Vera Storia Del Lupo Di Gubbio"

IL LUPO DI GUBBIO: STORIA O LEGGENDA?

L’opinione prevalente è che i Fioretti riportino un fatto realmente accaduto. Il principale indizio a favore di detta tesi è una pietra custodita nella chiesa di S. Francesco della Pace, nel centro di Gubbio.
Si tratta di un coperchio di un antico sarcofago, decorato da una croce, similmente a mille altre pietre tombali d’ogni epoca. Eppure quel sarcofago, stando alle specifiche competenze, risulta essere anomalo: le sue dimensioni, infatti, sono troppo piccole per contenere un uomo.
Per capire l’importanza di questa pietra, occorre fare un salto a ritroso nel tempo: all’anno 1873. A quell’epoca il quartiere limitrofo alla chiesa di S. Francesco della Pace era chiamato "Morte del Lupo", perché, secondo la tradizione, l’ex terrore della città era stato seppellito lì, nel cuore del centro. Ebbene, nel 1873 alcuni operai stavano lavorando per sistemare i gradini di un vicolo prossimo alla chiesa, quando, scavando, trovarono una pietra lavorata, e sotto la pietra uno scheletro di animale. Incuriositi, gli operai portarono quei resti a un veterinario - tale Giovanni Spinaci - il quale non ebbe dubbi: le ossa erano quelle di un Lupo!
In altri tempi la scoperta avrebbe fatto scalpore; allora, invece, creò solo imbarazzo. E si può capire il motivo: lo Stato Pontificio era "crollato" solo da tre anni; l’Italia era ancora divisa tra papalini e anticlericali; quindi, accreditare o screditare l’importanza di un reperto di quel genere era un problema più politico che storico-scientifico.
Fu così che sui resti del Lupo si scatenò una gara a "scaricabarile": il Comune arrivò a irridere gli autori del ritrovamento e persino il vescovo, Innocenzo Sannibale, rifiutò di custodire le ossa, forse temendo di scontrarsi col potere civile.
Così lo scheletro del vicolo sparì chissà dove. Le ossa sono andate perdute: non potremo mai sapere se appartenevano alla "belva" più famosa della storia.
Certo è che se non fosse così ci troveremmo davanti a una ben strana coincidenza: non è usuale trovare un Lupo sepolto come un cristiano, per lo più nel cuore di una città, e proprio dove la tradizione colloca l’epilogo del racconto dei Fioretti.

http://www.sanfrancesco.com/santa-chiara.asp?prod_id=372&dest_id=73&paese_id=20

Aquí se ve cómo la Iglesia, con sus inflexibles decretos, podía oponerse a la idea de que las Criaturas no humanas fueran dignas de algún tipo de veneración; pero a pesar de eso, muchos animales llegaron a ser considerados santos por sus propios actos, verificados plenamente.

"Vita e Miracoli di San Pio da Pietrelcina"

Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, nacque il 25 maggio 1887 da Grazio Maria e Giuseppa De Nunzio, a Pietrelcina, un piccolo centro a 12 chilometri da Benevento. La prima collaborazione all'economia della famiglia venne data da Francesco, all'età di sei anni, quando suo padre gli affidò due pecore da condurre al pascolo. Da quel momento emersero, in quello che sarà Padre Pio, i primi segni di una personalità profondamente diversa da quella dei suoi coetanei. Certamente Francesco amava giocare e scherzare, ma nel contempo mostrava fastidio nei confronti di tutto quanto usciva dalle righe. Evitò così i compagni di gioco che bestemmiavano o usavano, comunque, un linguaggio sconveniente, quelli che egli chiamava "insinceri e dall'occhio falso". "E dove meglio potrò servirti, o Signore, se non nel chiostro e sotto la bandiera del poverello d'Assisi? ... "

Con questi intendimenti Francesco entrava, il 6 gennaio 1903, a neppure sedici anni d'età, nel convento cappuccino di Morcone. Francesco Forgione, appena due settimane più tardi, vestì il saio e prese il nome di frate Pio da Pietrelcina. La promessa di obbedienza, povertà e castità avvenne lo stesso giorno e mese del 1904, mentre la professione dei voti perpetui è del 27 gennaio 1907. Padre Pio ricevette gli ordini minori nel dicembre del 1908 e, qualche giorno più tardi, nello stesso mese, il suddiaconato. Quello che era stato il suo grande sogno divenne realtà il 10 agosto del 1910 quando venne ordinato sacerdote nel duomo di Benevento. Qualche mese dopo l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, padre Pio venne chiamato alle armi e il 6 dicembre del 1915 assegnato alla 10^ Compagnia di Sanità a Napoli. Una malattia bronchiale indusse l'autorità militare a riformarlo dal servizio.

Tra i numerosi prodigi di padre Pio c'è quello della trasverberazione manifestatasi nelle giornate del 5 e del 6 agosto 1918. Trasverberazione è la ferita provocata sul costato di Gesù durante la crocifissione. Quello della ferita al costato era stato l'inizio dell'apparizione dei segni della crocifissione, segni destinati dal Signore all'umile cappuccino. La comparsa delle stigmate sulle mani e sui piedi di padre Pio avvenne il 20 settembre del 1918.

La notizia del prodigio si sparse rapidamente e San Giovanni Rotondo divenne quella meta di un flusso di pellegrini che, a decenni dalla morte terrena di padre Pio, continua incessante. All'iniziale entusiasmo dei fedeli si contrappose la diffidenza delle alte gerarchie ecclesiastiche. I superiori di padre Pio, circospetti, tennero assolutamente celata la vicenda e la stampa cattolica si comportò allo stesso modo. Il Sant'Uffizio intervenne e limitò la libertà di padre Pio. Il 2 giugno del 1922, a sei mesi dalla morte del papa Benedetto XV, che non aveva mai negato le sue simpatie per il frate di San Giovanni Rotondo, il Sant'Uffizio stabilì che in seguito agli avvenimenti del 1918, padre Pio non avrebbe dovuto mostrare le stigmate a nessuno né parlare delle stesse e, tantomeno, esporle ai baci dei fedeli. La dolorosa salita al Calvario era già iniziata e i successivi prodigi del frate, oltre alle molte opere umanitarie portate a termine, non gli procurarono che isolamento da una parte della Chiesa ufficiale.

E' da ricordare la realizzazione della Casa Sollievo della Sofferenza, ospedale divenuto operativo nel 1956. La fine terrena di padre Pio si intuì il 20 settembre del 1968, nel cinquantesimo anniversario dalla comparsa delle stigmate sul suo corpo. In quella circostanza erano giunti a San Giovanni Rotondo molti pellegrini e, alle 5 del mattino, padre Pio, nonostante le precarie condizioni di salute, celebrò la messa per non deludere le aspettative dei fedeli che avevano trascorso la notte stipando gli alberghi e dormendo anche all'interno delle autovetture. L'indomani venne colto da una violenta crisi che gli impedì di scendere in chiesa.

Ancora una volta verso le 5 del mattino di domenica 22 settembre, le condizioni di padre Pio parvero registrare un lieve miglioramento ed egli si apprestò a celebrare la messa. Al termine della stessa padre Pio venne colto da collasso. Accompagnato in cella per un breve riposo, si affacciò alla finestra verso le 10 per impartire la benedizione a una folla enorme. Intorno alla mezzanotte le condizioni di padre Pio presero a precipitare e al suo capezzale fu un accorrere di altri religiosi e di medici. Alle 2,30 Padre Pio chiuse gli occhi per l'ultima volta.


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